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L’uso dell’intelligenza artificiale nei procedimenti legali: tra opportunità e responsabilità professionale

Screenshot 2025-07-07 alle 19.49.02.png L’intelligenza artificiale sta gradualmente entrando nel mondo della giurisprudenza, semplificando la ricerca giuridica e l’automazione dei processi. Tuttavia, il recente caso esaminato dalla Sezione imprese del Tribunale di Firenze ha evidenziato i rischi legati a un uso superficiale dell’AI nelle attività forensi. In particolare, il tribunale ha affrontato la questione dell’utilizzo di Chat GPT per la redazione di una memoria difensiva contenente riferimenti giurisprudenziali inesistenti, escludendo però la responsabilità per lite temeraria.

Il caso: giurisprudenza fantasma generata da ChatGPT

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore – NT+Diritto, nel corso di un procedimento sulla tutela dei marchi e del diritto d’autore, una delle parti ha presentato una memoria difensiva che includeva citazioni giurisprudenziali generate da ChatGPT. Tali riferimenti, tuttavia, risultavano inesistenti. La controparte ha quindi richiesto la condanna per lite temeraria ex articolo 96 c.p.c., sostenendo che l’uso di informazioni errate fosse indice di mala fede o colpa grave.

Il Tribunale ha riconosciuto che la mancata verifica della veridicità delle citazioni rappresenta un elemento di disvalore, ma ha escluso l’intento fraudolento. In particolare, ha ritenuto che l’inserimento di tali riferimenti non fosse un tentativo di alterare il procedimento, ma piuttosto un errore derivante dall’uso inadeguato dello strumento AI. Di conseguenza, ha respinto la richiesta di condanna per lite temeraria.

Le implicazioni per la professione legale

Questo episodio sollevainterrogativi rilevanti sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito giuridico. Da un lato, l’AI offre vantaggi in termini di efficienza, automatizzando processi di ricerca e redazione documentale. Dall’altro, non può sostituire il rigore e la responsabilità professionale richiesti agli avvocati.

Secondo il Generative AI in Professional Services Report 2025 di Thomson Reuters, il 26% degli studi legali a livello globale utilizza attivamente strumenti di intelligenza artificiale nei propri flussi di lavoro. Non sono disponibili dati ufficiali sull’adozione italiana, ma è verosimile che la diffusione sia in linea o leggermente inferiore rispetto alla media globale, considerando le differenze nei livelli di digitalizzazione tra i diversi Paesi.

L’episodio del Tribunale di Firenze dimostra che l’uso dell’intelligenza artificiale deve essere accompagnato da un’attenta validazione delle informazioni. In particolare, gli strumenti di AI generativa, come ChatGPT, non devono essere considerati fonti affidabili di giurisprudenza, poiché possono produrre risultati imprecisi o inventati.

Verso un’integrazione consapevole dell’AI nel settore legale

L’AI rappresenta un’opportunità per il settore legale, ma il suo utilizzo deve avvenire con consapevolezza e nel rispetto delle responsabilità deontologiche. Le principali accortezze per un’integrazione efficace dell’intelligenza artificiale nei processi legali includono:

  • verifica delle fonti: ogni informazione generata da strumenti di AI deve essere controllata rispetto a fonti ufficiali e affidabili;
  • formazione continua: gli avvocati devono essere formati sull’uso degli strumenti di AI, comprendendone limiti e potenzialità;
  • regolamentazione chiara: occorre definire linee guida chiare per l’uso dell’AI nelle attività forensi, garantendo il rispetto delle norme deontologiche e della privacy.

Il ruolo di GiurisApp nell’innovazione legale

Da sempre crediamo in un’innovazione responsabile:

  • automatizzare dove serve;
  • semplificare la gestione documentale;
  • ma senza mai rinunciare al rigore giuridico.

GiurisApp nasce proprio con questa missione: offrirestrumenti AI per avvocati, progettati persupportare (non sostituire) la loro competenza.

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AI nei procedimenti legali: rischi, opportunità e responsabilità per gli avvocati