Le nostre serie di post

Ci siamo presentati. E abbiamo imparato ad ascoltare.

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Chiamarsi per esistere

Avevamo un’idea, una visione chiara di quello che mancava nel lavoro degli avvocati. Ma ogni volta che ci fermavamo a immaginare come raccontarla agli altri, inciampavamo nello stesso ostacolo: non avevamo un nome. “Salve, siamo un team con un’idea” non suonava granché credibile.

Serviva un’identità. Qualcosa di riconoscibile, concreto, che desse forma al progetto prima ancora che esistesse. Non è solo una questione di branding o di suono.

Trovare il nome giusto significa dare un’identità all’idea, renderla riconoscibile, memorizzabile, raccontabile. Un nome efficace aiuta a comunicare chi sei, a posizionarti, a entrare nella testa – e magari anche nel cuore – di chi ti ascolta. Per questo, scegliere un nome non è mai solo un esercizio creativo: èil primo vero atto strategico di una startup.

E anche per noi, prima ancora di parlare con gli avvocati, è stato necessario rispondere a una domanda molto semplice (e molto difficile): Come ci presentiamo?

Così è iniziata la fase zero del nostro branding: quella in cui butti giù idee a raffica, testando l’orecchio e l’istinto. Abbiamo vagliato ogni combinazione possibile tra parole latine, inglesismi tech e giochi di parole giuridici. Easylayer. IusApp. LexApp. AvvConnect.

Alcuni suonavano come startup fintech, altri come app per montare video su smartphone.

Poi, è spuntato GiurisApp. Da dove sia venuto fuori esattamente, non lo sappiamo ancora oggi…forse è nato tra un panino stantio dell’autogrill e l’ennesimo PowerPoint fatto all’alba, mentre cercavamo un modo per dire “giurisprudenza” senza sembrare un libro di diritto civile. Forse è stato il primo nome che suonava giusto, senza troppe spiegazioni.

Carlo è convinto di averlo immaginato in uno di quei lunghi viaggi in FlixBus verso la Sardegna, tra dormiveglia e delirio da troppi chilometri. Marco sostiene di averlo scritto quasi per caso dentro una presentazione.


Chi abbia ragione non importa: da quel momento, avevamo un nome. E, con lui, una direzione.

Le prime interviste: ascoltare prima di costruire

Con GiurisApp sullo sfondo e il pitch in tasca, abbiamo iniziato a confrontarci con chi ogni giorno vive il diritto sul campo: gli avvocati.

Niente questionari impersonali: volevamo guardarli negli occhi, ascoltare davvero le loro parole, cogliere sfumature, reazioni, dubbi. Per questo abbiamo organizzato una prima serie di interviste one-to-one, con l'obiettivo di validare l’idea prima ancora di pensare al prodotto.

Ci siamo approcciati con grande rispetto e curiosità, cercando di capire quali ostacoli incontrano ogni giorno nella gestione del lavoro, e dove – forse – la tecnologia potrebbe dare una mano.

Non volevamo vendere nulla. Non volevamo convincere nessuno. Solo ascoltare. Ascoltare davvero non è semplice. Vuol dire mettere da parte quello che vuoi sentirti dire, e accettare che potresti aver capito poco. Vuol dire fare domande senza spingere in una direzione, e accogliere anche i silenzi. E anche se parlare di automazione e intelligenza artificiale è spesso complicato, abbiamo incontrato professionisti preparati, attenti, oggettivi.

Possiamo dire questo: quelle conversazioni ci hanno aiutato a mettere i piedi per terra, a ridefinire alcune priorità, e a capire dove concentrarci davvero.

Un’identità che cresce

Quelle prime interviste sono state il nostro primo stress test. Un confronto necessario per scoprire non solo se la nostra idea aveva senso, ma se parlava la lingua giusta. Non era ancora il momento delle soluzioni. Era il momento dell’ascolto, della comprensione, dell’umiltà.

E forse è proprio da lì che GiurisApp ha iniziato a diventare qualcosa di reale.

Non un’app, non una piattaforma, non una serie di feature, ma una visione condivisa: rendere il lavoro legale più fluido, più efficiente, più umano, partendo da chi lo vive ogni giorno.

Ci siamo presentati con un nome. Ma siamo tornati con qualcosa di più prezioso: un punto di partenza solido, costruito insieme a chi, un domani, potrà davvero usarci.

Perché se vogliamo creare qualcosa che funzioni davvero, dovremo continuare ad ascoltare. Sempre.

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