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10) Le analisi che avevamo già fatto (senza accorgercene)

File e doc.png Quando inizi un percorso di incubazione, la prima sensazione è di vertigine: ti sembra di non avere nulla in mano. Ti mancano i canvas, le analisi, il business plan, il pitch deck. Ti convinci che quello sia un linguaggio lontano, riservato a chi ha già anni di esperienza o un team strutturato.

Poi arriva il momento in cui qualcuno un mentor, un investitore, un docente ti mette davanti uno schema. Ti dice: “Questo vi servirà.” E tu, quasi per caso, ti accorgi che ce l’hai già. Non perfetto, non patinato. Ma fatto.

Durante una call con Jacopo Belli è andata così. Ci mostrava un canvas o un modello, e noi tiravamo fuori la cartella. Già pronta. Non perché fossimo particolarmente disciplinati, ma perché avevamo iniziato a lavorarci prima ancora di sapere che avesse un nome. È stato un piccolo shock.

Da una parte ci sentivamo inadeguati, dall’altra scoprivamo che eravamo avanti. Era una combinazione di cose: il percorso del MIP che ci stava dando struttura, Alessandro che traduceva le idee in strumenti concreti, e l’intuito che ci aveva spinti a scrivere documenti quando ancora non sapevamo come chiamarli. La differenza stava tutta lì: non lo avevamo fatto “perché si deve”, ma perché serviva. Non era burocrazia da incubatore, era sopravvivenza. Avevamo bisogno di chiarirci le idee, di mettere nero su bianco i passaggi per non perderci. Ed è proprio così che erano nati i primi canvas, le prime mappe, i primi schemi.

Consigli che avremmo voluto ricevere

In quella call abbiamo capito che spesso non parti davvero da zero. Se stai costruendo qualcosa che senti necessario, molte analisi le hai già fatte nella testa — solo che le hai chiamate “note sul telefono” o “file Excel improvvisati”.

Ecco perché il consiglio che ci sentiamo di dare è:

  • prepara e scrivi quesl documento prima di sapere come si chiama: non aspettare che qualcuno ti dica “serve il Business Model Canvas”. Comincia a mappare problemi, soluzioni, flussi economici o procedurali su un foglio. Quando arriverà il canvas ufficiale, scoprirai che metà del lavoro è già fatto.
  • usa strumenti semplici: noi abbiamo iniziato con Google Docs, fogli Excel, schemi su Miro. Bastavano. Non servono software costosi né template complessi: conta la chiarezza, non l’estetica.
  • condividi presto: mostrare a un mentor o a un compagno di viaggio un file “grezzo” è più utile che tenerlo nascosto finché non è perfetto.

Noi lo abbiamo fatto e ci siamo accorti che anche strumenti improvvisati spesso avevano già valore.

Preparati senza saperlo significa questo: scoprire che la pratica ti ha già portato più lontano della teoria. E che, forse, sei già più pronto di quanto credi. Per chi inizia un percorso simile, questa è forse la lezione più utile, o almeno per noi lo è stata: non aspettare di avere gli strumenti perfetti. Inizia a lavorare sul tuo problema reale, con quello che hai.

Gli strumenti arriveranno, e spesso scoprirai che li hai già costruiti senza accorgertene.

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