Quando inizi un percorso di incubazione, la prima sensazione è di vertigine: ti sembra di non avere nulla in mano. Ti mancano i canvas, le analisi, il business plan, il pitch deck.
Ti convinci che quello sia un linguaggio lontano, riservato a chi ha già anni di esperienza o un team strutturato.
Poi arriva il momento in cui qualcuno un mentor, un investitore, un docente ti mette davanti uno schema. Ti dice: “Questo vi servirà.” E tu, quasi per caso, ti accorgi che ce l’hai già. Non perfetto, non patinato. Ma fatto.
Durante una call con Jacopo Belli è andata così. Ci mostrava un canvas o un modello, e noi tiravamo fuori la cartella. Già pronta. Non perché fossimo particolarmente disciplinati, ma perché avevamo iniziato a lavorarci prima ancora di sapere che avesse un nome. È stato un piccolo shock.
Da una parte ci sentivamo inadeguati, dall’altra scoprivamo che eravamo avanti. Era una combinazione di cose: il percorso del MIP che ci stava dando struttura, Alessandro che traduceva le idee in strumenti concreti, e l’intuito che ci aveva spinti a scrivere documenti quando ancora non sapevamo come chiamarli. La differenza stava tutta lì: non lo avevamo fatto “perché si deve”, ma perché serviva. Non era burocrazia da incubatore, era sopravvivenza. Avevamo bisogno di chiarirci le idee, di mettere nero su bianco i passaggi per non perderci. Ed è proprio così che erano nati i primi canvas, le prime mappe, i primi schemi.
In quella call abbiamo capito che spesso non parti davvero da zero. Se stai costruendo qualcosa che senti necessario, molte analisi le hai già fatte nella testa — solo che le hai chiamate “note sul telefono” o “file Excel improvvisati”.
Ecco perché il consiglio che ci sentiamo di dare è:
Noi lo abbiamo fatto e ci siamo accorti che anche strumenti improvvisati spesso avevano già valore.
Preparati senza saperlo significa questo: scoprire che la pratica ti ha già portato più lontano della teoria. E che, forse, sei già più pronto di quanto credi. Per chi inizia un percorso simile, questa è forse la lezione più utile, o almeno per noi lo è stata: non aspettare di avere gli strumenti perfetti. Inizia a lavorare sul tuo problema reale, con quello che hai.
Gli strumenti arriveranno, e spesso scoprirai che li hai già costruiti senza accorgertene.
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